Laos – Da Tham Kong Lo a Champasak

Champasak

Che giornate!

Che emozioni!

La strada da Vientiane verso il sud è magnifica. Risaie, villaggi con casette di legno e fango, ruscelli, cascate, donne al fiume che lavano i panni senza reggiseno, montagne irte di guglie e aspre formazioni calcaree nere. A perdita d’occhio. Quando dico… mi riposerò in autobus… potrei già ridere di me stessa. E’ impossibile. E non parlo solo di buche massacranti che fanno saltare sul sedile del bus, mi riferisco più ai panorami mozzafiato che non permettono di socchiudere gli occhi nemmeno un secondo.
E poi… poi l’inaspettato. Io sull’autobus. Di fronte a me una strada diventata fiume. Inondata, completamente inondata. E l’autobus prosegue. Piano, ma prosegue. Entra acqua nell’autobus, corro a mettere al riparo lo zaino messo al piano inferiore del bus. L’autista guida con i piedi in acqua. Ma non si ferma. Non sapevo se ridere o piangere. Intorno al bus, gente con barchette di fortuna cercava di remare, carichi di frutta e verdura. Non riuscivo nemmeno a scattare fotografie, incollata al finestrino davanti, seduta a terra, cercando di capire se saremmo riusciti a guadare quel letto di acqua di almeno 80 cm. Ce l’abbiamo fatta, quando ne siamo usciti, dopo circa 1 km di strada, ho applaudito, dato la mano all’autista, mi sono quasi commossa. E se le amicizie nascono in momenti particolari della vita… ecco, quella con una coppia di spagnoli sul bus con me è una di quelle. Due ragazzi come me, zaino in spalla, voglia di curiosare in giro. Adoro questi incontri e le nottate successive trascorse a scambiarsi esperienze, idee, progetti. L’autobus si è fermato di fronte a un ostello in legno, carino, con un piccolo ristorantino attiguo. Dei bimbi mi hanno subito “presentato” un piccolo bradipo, appena nato. Noooo… non avrei mai creduto che i bradipi fossero tanto coccoloni. Me lo son tenuto in braccio ore e ore nei giorni trascorsi a Tham Kong Lo: smettevo di accarezzarlo e il bradipino, piccolo come il palmo della mia mano, si avvicinava con la testolina alle mie dita perché continuassi a fargli i “grattini”. Posso portarmelo a casaaaa???

Le grotte Konglor sono uno spettacolo. Lunghe 7 km, con cascate naturali al suo interno decisamente poderose, stalattiti e stalagmiti in ogni dove. Ho neloggiato una barchetta con uno “skipper” che ogni tanto mi faceva scendere e proseguire, nei punti in cui era possibile, a piedi. Da restare senza fiato.

Queste ultime 5 foto delle Grotte Tham Khuon Xe sono firmate dal fotografo britannico Johm Spies

Tornare da Tham Kong Lo fa ridere. Parte un solo tuk tuk al giorno, che ha guadato nuovamente la strada-fiume con un’abilità impressionante e che mi ha portata, sana e salva, a Tha Khaek, dove ho trovato un bus per Pakse che, dopo 7 ore ed esattamente a mezzanotte e 40, mi ha scaricata in mezzo alla strada. Dove fosse il paese non lo sapevo affatto. E non c’è stato modo di capir nulla dall’autista nemmeno a gesti. Bene: zaino in spalla, cerco da dormire. Ho suonato in vari ostelli, molti dei quali nemmeno mi hanno aperto, finchè ne ho trovato uno completamente vuoto e nel quale, per arrivare in camera, ho letteralmente scavalcato bambini e vecchietti che dormivano su materassi appoggiati per terra.

A Pakse il mercato è divino dal punto di vista gastronomico. Costa tutto pochissimo e si mangia proprio bene. Nemmeno da dire il numero di incursioni fatte… quasi da vergognarsi. E poi le contrattazioni… penso di aver contrattato un tuk tuk con mezza popolazione laotiana a Pakse. Volevo raggiungere Champasak, durante il cui tragitto una signora ha fatto fermare il tuk tuk per comprare, lungo la strada, un animale esposto in una bancarella: risale e ce lo mostra, tutta orgogliosa, spiegandoci che sarebbe stata la cena di quel giorno. Non so, a me sembrava un ermellino, con pelliccia e tutto. Meglio non indagare troppo…
Champasak è carinissima. Una sola strada, parallela al fiume. Un Wat a dir poco meraviglioso. Io, una bicicletta sgangherata e tanta voglia di curiosare in giro, fermarmi con la gente, assaggiare frutti mai visti o… ecco… mi son comprata un cappello di paglia. Tranquilli… solo per coprirmi dal sole mentre siamo in bici oggi, poi lo regalo, certo, il cappello è troppo ingombrante… sì sì… (e il cappello tornò in Italia con me, penso di aver accecato tutti i laotiani incontrati da quel giorno appena mi muovevo!).

Ho trascorso, poi, qualche giorno sull’altopiano Bolaven. Munita di motorino e mantella anti-pioggia, nonostante il sole accecante degli ultimi giorni, ho girovagato in lungo e largo. Cascate meravigliose, piantagioni di tè e caffè a perdita d’occhio (con tanto di tappe per assaggi vari), mercatini che punteggiano, con i loro colori, panorami dalle mille sfumature di verde.

Laos 04 - Da Tham Kong Lo a Champask

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