Vietnam – Da Chau Doc a Phu Quoc

Da Chau Doc a Phu Quoc Copertina

Sono in Vietnam

Ho raggiunto il Vietnam in barca, lungo il Mekong, arrivando dalla Cambogia.

Sono arrivata a Chau Doc nel pomeriggio ma non ci sono mezzi pubblici che si muovono, da qui, nel pomeriggio. Avrei dovuto prendere un taxi o una moto privata. Ma non fa parte della mia filosofia di viaggio… quindi me la sono messa via. Ho trovato un ostellino carino e molto molto economico con la terrazza sul fiume, da cui mi sono goduta il tramonto mangiando noodles presi in una bancarella lungo la strada e studiando un po’ le future possibili mete

Da Chau Doc sono andata a prendere il traghetto ad Ha Tien per raggiungere l’isola di Phu Quoc. Mi sono fermata qualche giorno. Pensavo di trovare un paradiso… acque cristalline, spiagge bianchissime, relax totale. Già pregustavo la situazione. Cene di pesce in spiaggia, candele ovunque… beh, in effetti qualcosa l’ho trovata. Le candele. Sì, perché l’elettricità è davvero un lusso e un’eccezione alla norma. Quindi, tramontato il sole, volenti o nolenti, l’isola si trasforma in una miriade di candele che punteggiano strade buie, bancarelle buie,  negozietti bui, ostelli bui. Forse gli hotel di un certo livello non hanno problemi di elettricità. Ma io non li ho visti. E ho mangiato, la sera, lungo le strade, cercando di intuire cosa ci fosse dentro ai pentoloni affidandomi più che altro all’olfatto (e tra le risate di tutti, ovviamente!!!).

Di giorno ho noleggiato un motorino. Strade sterrate, buche (eeehhhrrmmmm… gole profonde, più che altro), polvere, fango, immondizia tra i venditori di pesce, carne e verdura. Le strade esistenti sono un cantiere aperto. Mille cartelloni costeggiano le strade, tutti con immagini di stradoni a 4 corsie e hotel da mille e una notte. Chissà.

Per ora, quel che so, è che sono costantemente colorata di rosso. Se non piove sono ricoperta di polvere rossa, se piove di fango rosso. Ma sempre bella colorita lo sono!

Mi fa ridere pensare che ero preoccupata di non avere maschera e boccaglio.

Ma sono su un’isola, accidenti… posso rilassarmi un pòòòòò??? Dai, si va in spiaggia a prendere il sole. Come una persona umana. Voglio cazzeggiare anch’io.

Le ultime parole famose.

Arrivo in spiaggia.

Stendo l’asciugamano (preso dall’ostello).

Un minuto per guardarmi intorno.

Il minuto successivo avevo una signora intenta a toccarmi le gambe facendo NOOOOO con la testa… tira fuori del filo per cucire e… inizia a depilarmi!!! No, ok… io ero qui a rilassarmi. Volevo non pensare a nulla. Volevo fingere di prendere il sole (con la mia carnagione… dire che prendo il sole equivale un po’ a un bimbo con il naso sporco di cioccolata che dice di non aver mai toccato il vasetto di Nutella…).

Morale della favola: mi ha depilata. Non c’è stato nulla da fare. Mi toccava le gambe disgustata. E a me faceva troppo ridere.

L’isola me la sono girata in lungo e in largo in questi giorni, tra piantagioni di pepe, fabbriche di salsa di pesce che qui è onnipresente (l’olfatto non mente, credetemi) e giri in motorino.

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