Vivere a Londra due mesi dopo

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Vivere a Londra due mesi dopo…

e così è iniziata la mia vita a Londra. Una nuova vita, sì… caratterizzata da una nuova lingua, da una nuova casa, da un nuovo lavoro, da un nuovo ritmo. Tutto ciò che mi circonda, in questo momento, è per me motivo di stupore. Cerco di farmi strada nella quotidianità, tento di assorbire il più possibile, ascolto, guardo, copio, mi intrufolo, aspetto, mi perdo, corro, torno indietro. Mi arrabatto tra una banca che mi chiede cose prima mai sentite, tento disperatamente di comprendere il contratto di affitto tra termini che, forse, nemmeno nella mia lingua capirei, spero sempre di entrare in qualche ufficio e trovare qualcuno che parli la mia lingua. “Vai a Londra e faticherai a parlare in inglese, sono tutti italiani”, mi dicevano nei due giorni di preavviso rispetto al giorno della mia partenza. Bene: sono qui da quasi due mesi e… di italiani non ne ho trovati nemmeno l’ombra. E così cerco di capire, di comprendere, a volte sorrido prendendo tempo mentre tento disperatamente di carpire una parola in mezzo a una frase che mi possa illuminare. Sarà anche il miglior modo per imparare una lingua, ma in questo momento sono sfinita.

Dall’Italia gli amici mi chiedono se io sia felice della scelta fatta. Non posso e non mi sento di rispondere. Sono ancora talmente presa dalla burocrazia, dalle scartoffie, dai documenti che non ho ancora avuto il tempo di alzare la testa, prendere respiro e guardare davvero ciò che mi circonda.

Ma andiamo con ordine. Ho trascorso una ventina di giorni in un ostello in centro a Londra: il gestore, un indiano che vive qui da una decina di anni, ancora parla in inglese con estrema difficoltà. Ma mi ha accolta e fatta sentire a casa sin dal primo giorno. Tornavo in camera la sera, dopo aver lavorato e corso alla ricerca di casa tra mille agenzie immobiliari (ecco, le agenzie immobiliari londinesi sembrano spuntare ad ogni angolo come funghi… e tutte apparentemente, almeno, lavorano. Dovrò ricordarmelo nella prossima vita…)… e il profumo di curry sulle scale, il suo sorriso e i suoi sforzi per comunicare con me mi rimettevano in pace con il mondo. Un cucinino, alla fine, permetteva a entrambi di fermarci. Potevamo sederci, mangiare assieme, prepararci un caffè io e un tè con il latte lui (di fronte al chai indiano non si discute) senza sentirci in colpa perché si stava portando via tempo prezioso ai mille doveri della quotidianità. Spesso erano le 23.00 passate, a me aspettava un’ennesima nottata a compilare documenti ma… quel momento, seduta a un tavolo sgangherato, sapeva rimettermi in pace con me stessa.

“Aprire un conto in banca in UK è un gioco da ragazzi”. Vi dico solo che, quando sono riuscita a farlo, sono uscita dalla Lloyd’s e ho dovuto deglutire milioni di lacrime. Ce l’avevo fatta, ma mi era costata una fatica immane. Sono giunta a Londra senza nemmeno sapere cosa fosse un proof of address. E quando l’ho sentito nominare la prima volta, mai avrei creduto che sarebbe diventato il mio assillo per settimane.

Trovare un appartamento. Troppo lontano, troppo buio, troppo vecchio, troppo caro, troppo bello, troppo grande, troppo… troppo… troppo… e intanto i giorni passavano, in ostello ho dovuto cambiare stanza più volte perché le prenotazioni che avevano erano di molto tempo prima, senza un appartamento non potevo aprire un conto in banca e la mia testa non trovava pace. Non un solo pezzetto del mosaico riusciva ad incastrarsi.

E intanto lavoravo. In un mondo per me completamente nuovo e differente da quello cui ero abituata. Un mondo in parte bellissimo, in parte distante anni luce da quello che aveva accompagnato i miei vent’anni professionali precedenti. Ma avevo fatto il salto, avevo deciso che da troppo mi stava stretto ciò che mi circondava… era la mia occasione, era quello il mio treno e dovevo salirci altrimenti me ne sarei pentita. Certo, se avessi avuto un preavviso quanto meno decente avrei avuto il tempo di raggiungere questa metropoli esageratamente esagerata con maggiore cognizione di causa. Ma ormai c’ero. Era il momento di ballare. Era il momento per mettermi alla prova. Io, grande donna, grande viaggiatrice, grande incosciente con lo zaino in spalla per mesi tra case, treni e mercati indiani, cinesi, vietnamiti, boliviani… mica potevo cedere di fronte a una Londra evoluta… giusto?

Sono trascorsi due mesi dalla mia partenza. Dal giorno in cui ho chiuso definitivamente casa in Italia. Dal giorno in cui ho salutato i miei cari.

Ho finalmente trovato un appartamentino, ho un conto in banca (la stessa banca che ha ricevuto la mia prima telefonata in inglese… e dove credo stiano ancora ridendo), ho iniziato a pagare le tasse.

Devo ancora vedere Londra. Devo ancora misurarmi con lei. Ci sono stata molte volte, negli anni scorsi, come turista. Ma ancora non l’ho girata come vorrei, come dovrei.

Torno ancora a casa stravolta di stanchezza e mi basta, per sorridere, stare a guardare fuori dalla mia cucina l’albero sul quale decine di scoiattoli giocano in continuazione. La sera, spesso, mi attende una volpe accanto al cespuglio del giardino. Mi guarda, io guardo lei. Ma non posso fermarmi, ancora non posso permettermelo.

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9 risposte

  1. Silvana Scalambra ha detto:

    Stupendo ……Martolina sei una grande donna!

  2. Giuliana Maria ha detto:

    Ciao Martolina,ti faccio i migliori auguri per tutto quello che desideri,leggendo il tuo resoconto mi è mancato il respiro per i tanti problemi!!!!ma sono certa che piano piano si risolveranno,auguri per il nuovo anno,auguri per tutto

  3. Francesca P ha detto:

    Carissima Marta questo racconto mi ha commosso per tantissimi motivi, ma in fondo l’unica verità è che a volte certi salti nel buio bisogna farli, altrimenti ci portiamo dentro un’infinità di sensi di colpa e rimpianti.
    Non ti nascondo che a mia sorella manchi tanto, ma credo che ognuno di noi abbia una sua strada, un suo percorso. Nelle infinite difficoltà so che comunque le sei stata vicina e ti ringrazio tantissimo, in fondo è questo il vero senso dell’amicizia: nonostante la lontananza si tiene un filo invisibile alle quali si è unite.
    Un caro abbraccio, fiera di avere avuto la possibilità di conoscerti, Grandissima Marta!
    Un caro abbraccio Francesca

    • martolinainviaggio ha detto:

      Francesca sei davvero un tesoro e le tue parole mi emozionano molto. Anna per me è come una sorella… non ci saranno mai distanze geografiche che potranno allontanarmi da lei. Sono serena, però, nel sapere che poi ha davvero, accanto a sè, una sorella straordinaria come te.
      Un abbraccio grandissimo
      Martolina

      • Francesca P ha detto:

        Spero che Anny legga questo tuo racconto, le tue risposte…mi sembra di averti vicina!
        Sai una cosa? le sorelle rompono ogni tanto, ma in fondo si vogliono un gran bene!
        Mi piacciono molto i tuoi blog sui tuoi viaggi e quello della cucina, belle le foto…ma soprattutto credo che siano dei viaggi interiori.
        A presto Martolina, con un abbraccio stritoloso ;-)))))

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